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Manifesto di Officine MAI+
Siamo storie e vissuti personali e collettivi che si sono incontrati a sud-est, pezzi di una comunità in evoluzione in una terra di confine.
Siamo persone terrone antifasciste, transfemministe intersezionali, sostenibili ecologiste, siamo frocie intergenerazionali.
Siamo persone orgogliose di noi stesse, di quello che facciamo, del nostro territorio, delle relazioni che ogni giorno curiamo, delle famiglie che scegliamo di vivere, degli spazi che decidiamo di creare, delle strade che costruiamo e percorriamo per andare oltre le narrazioni a cui ci hanno abituate.
Abbiamo iniziato a incontrarci nel mese di settembre 2022 tra realtà e soggettività queer, tranfemministe, lgbtqia+ e solidali per creare uno spazio di incontro, discussione e costruzione di rete su tematiche intersezionali, come critica al mondo in cui viviamo e in opposizione al rainbow washing e a tutte le operazioni di trattazione consumistico-capitalista delle istanze lgbtqia+, bandiera di tanta politica che si traveste arcobaleno.
Sentivamo il bisogno di una comunità coesa e autodeterminata, capace di sviluppare reti ampie e mobilitazioni trasversali che sappiano parlare alle persone e alle diversità che ci attraversano. E abbiamo continuato a incontrarci perché questa comunità libera e autodeterminata esiste. E ha manifestato chiaramente il desiderio di continuare a incontrarsi, mettendo in rete piccole e grandi realtà e tante persone.
Siamo partit3 confrontandoci sui nostri desideri, bisogni e su quello che ci produce rabbia e abbiamo trovato notevoli affinità. Sentiamo le nostre identità non rappresentate dalla visione mainstream del mondo lgbtqia+. Avvertiamo come necessaria una visione intersezionale e queer, che veda la nostra lotta come parte integrante di tante altre lotte, critica verso il sistema capitalista che opprime le nostre vite, i corpi tutti e il pianeta intero.
Siamo convint3 che per liberare i corpi non possa bastare un Pride–un giorno all’anno, una Pride Week o un Pride Month in cui si urla “love is love”. Nei restanti 334 giorni questi stessi corpi sono relegati al silenzio, all’ombra, alle discriminazioni e, in alcuni casi, alla paura e alla violenza.
Pensiamo che sia necessario esprimere contenuti più forti, strutturati e intersezionali per reagire alla gravità di quanto sta accadendo. Il tempo del “love is love” è finito, la violenza è quotidiana, la resistenza è necessaria.+
Vogliamo che la comunità sia capace di reagire alla brutalità e agli attacchi, fisici e politici, sulla pelle e sui corpi delle donne e delle persone lgbtqia+, migranti e disabili. Vogliamo riprenderci le strade dalle periferie al centro, i luoghi di lavoro, di cura, di formazione, gli spazi di conflitto sociale, in poche parole le nostre stesse esistenze.
Vogliamo fare in modo che l’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere non siano motivi per andare via, sommati a sfruttamento, carenza occupazionale, svalutazione delle persone e delle competenze, opere e strutture climalteranti.
Crediamo che lavorare insieme possa solo dare più forza al lavoro che svolgiamo e ai percorsi che costruiamo quotidianamente.
La nostra non è una lotta borghese. È lotta dal basso consapevole di quanto il sistema capitalista contribuisca a produrre e reiterare oppressioni di genere, di orientamento, razziali e sia responsabile dei cambiamenti climatici.
Le nostre officine nascono nell’attuale contesto politico, nel quale siamo bersagli di attacchi legislativi e di violenza mediatica costante da parte di membri della maggioranza neofascista e delle loro associazioni di prossimità.
Vogliamo che le persone siano accolte nella loro completezza, nei loro bisogni e desideri, nelle loro esigenze e nei loro diritti. Ancora troppe sono le discriminazioni subite che impattano sulla vita quotidiana in termini di diritto allo studio, al lavoro, alla salute, alla famiglia, ma ancor prima sulla libera espressione della propria personalità godendo di piena dignità e protezione.
Le tante associazioni e le tante persone rappresentano con la loro sola esistenza molti spazi per costruire iniziative importanti, spazi safer e queer. Ma molti spazi che riguardano la vita e la socialità, quali l’istruzione e la salute, propongono ancora una visione consumistica, conforme ed eterocisnormata dei diritti lgbtqia+, e sono proprio quelli gli spazi in cui ci si può sentire a disagio.
Un collettivo quale quello che stiamo costruendo permette soprattutto di lavorare tutt3 insieme per costruire reali spazi di socialità e di vita dove sentirci tutt3 sicur3 e rappresentat3.
Le nostre Officine intendono mettere a sistema le attività di tutte le realtà che le compongono per chiedere riconoscimento in maniera forte, determinata e compatta.
Riconoscimento, ad esempio, dei diritti delle famiglie omogenitoriali e dellə loro figliə, invece di continuare un’operazione di negazione che impatta sulla vita di milioni di persone. La genitorialità è un processo dinamico attraverso il quale si impara a diventare persone capaci di prendersi cura e di rispondere in modo adeguato ai bisogni dellə figliə. E questo processo, questa capacità, prescindono dalla biologia, dall’identità di genere e/o dall’orientamento sessuale dei genitori.
Sosteniamo anche un’idea di scelta relazionale e familiare non necessariamente basata sul binarismo e sul modello eteronormato. Consideriamo anche la possibilità di famiglie e affinità poliamorose non monogame.
Chiediamo che venga riconosciuto il diritto delle persone transgender, non binarie e gender non-conforming all’autodeterminazione, alla libertà di scelta sui propri corpi, sui propri percorsi – culturali, sociali, biologici –, all’affermazione della propria identità di genere e della propria personalità.
Esigiamo la garanzia dell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza come stabilito dalla legge 22 Maggio 1978, assicurando l’autodeterminazione delle donne, degli uomini trans e delle persone non binary e intersex, anche minori di età.
Chiediamo un’educazione libera da ideologie eterocisnormate sul tema del corpo e della sessualità.
Chiediamo il riconoscimento della legittimità delle scelte di autodeterminazione del proprio corpo. Vogliamo che le bisessualità, l’asessualità e le pansessualità siano pienamente riconosciute come orientamenti a tutti gli effetti e che sia dato spazio alla loro autorappresentazione.
Vogliamo una legge contro le violenze sulle soggettività e che metta al bando i trattamenti di conversione (le cosiddette terapie riparative), chiediamo garanzie e disciplina legale e contrattuale sull’uso professionale delle prestazioni sessuali, per difendere la dignità delle persone sex worker dallo stigma che le perseguita, soprattutto se donne o migranti.
Chiediamo che la totale parità in tema di diritti lavorativi e salariali venga posta alla base di qualunque altra rivendicazione identitaria e di orientamento.
Chiediamo accesso alle medesime opportunità, senza distinzione per il luogo dove si è nati, il corpo, l’abilità, la personalità, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e ogni altra condizione personale.
Pretendiamo la garanzia del reddito e di un lavoro dignitoso, senza discriminazioni e precarietà.
Gli spazi di lavoro, le scuole e le università devono essere luoghi di piena realizzazione del proprio potenziale, senza rischi di discriminazioni più o meno esplicite.
La carriera alias nel lavoro e nella scuola, la messa a sistema di iniziative di informazione ed educazione affettiva, sessuale e alle differenze, provvedimenti efficaci per la tutela delle persone da atti di discriminazione e da crimini d’odio fondati sull’omolesbobitransafobia e la misoginia, risposte adeguate alle rivendicazioni delle persone trans e non binarie, sono solo pochi esempi delle istanze a cui è urgente dare seguito.
Chiediamo che venga rimossa ogni tipo di barriera che si frappone tra le persone normotipiche e quelle che vivono una condizione di disabilità.
Chiediamo l’interruzione di qualsiasi finanziamento regionale a gruppi e associazioni antiabortiste e l’abolizione delle obiezioni di coscienza all’interno dei Consultori pubblici, nel rispetto della laicità.
Rivendichiamo il piacere sessuale in tutte le sue forme, sperimentato anche con diverse pratiche non conformi e lontano da ruoli e stereotipi di genere o grassofobici.
Abbiamo scelto per il nostro nome la parola “Officine” per ribadire che alla base del nostro agire c’è la costruzione di relazioni, di connessioni, di un nuovo senso.
Questo percorso non “standardizzato e chiuso” è in Movimento Autorganizzato Intersezionale, ed è quindi partecipativo e orizzontale.
Il + è la volontà di racchiudere più parole possibili e andare anche oltre la sigla.
Parole che compongono il nostro senso di fare le cose: accogliere, agire e confrontarsi in una dimensione alla pari e di scambio continuo.
M.A.I. + perché ci sono tante cose a cui gridiamo: “Mai più!”
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